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Caloveto

Caloveto

NOTIZIE UTILI

Comando Polizia Municipale c/o Sede Municipale

Carabinieri: Cropalati.

Ospedale: Cariati e Rossano - Ambulatorio di condotta.

Farmacie: Dott.ssa De Capua, Piazza dei Caduti, Tel. 63009.

Guardia Medica Notturna e Festiva: Tel. 530362.

Guardie Forestali: Cropalati, via Roma, Tel. 61132.

Scuole: Materna, Elementare e Media.

Banche: Mirto.

Ristoranti: Ristorante La Lanterna, via P.Mancini Tel. 63410.

Fiere: 13-14 maggio fiera del bestiame. Mercato a Ponte Trionto intitolato a S. Giovanni Calibyta.

Sagre: della salsiccia e della soppressata, dell'olio.

Feste religiose: 15 gennaio; 16 luglio festa della Beata Vergine del Carmelo.

Santo protettore: S. Giovanni Calibyta.

 

ORIGINI

Caloveto, paesello della Calabria ex Bizantina, tascabile, appollaiato a 375 metri sul livello del Mar Ionio, a destra della valle del fiume Trionto, carico di storia, sul crinale di colline che salgono dal mare e fan da contrafforte alla Sila Grande, nacque nel secolo IX, allorquando un gruppo di monaci acemeti, sfuggiti alla persecuzione iconoclasta, vi si stabilì scavando nella roccia una serie di grotte, che funsero da Monastero ( in cui veneravano il loro Santo Giovanni Calibyta ), chiesa e approvvigionamento idrico degli abitanti che a poco a poco popolarono il borgo.

Il nome del paese derivò dunque dal Monastero (dal greco Caluvi = il rugurio, il pagliaio) e subì delle trasformazioni ortografiche nel corso dei secoli: Kalybita 750 - Kalyveto 1126 - Kalevito 1167 - Calviti 1300 - Caliveto 1450 - Caleviti 1587 - Calovito 1698 - Caluvitio 1871 - Caliviti (odierna espressione dialettale) - Caloveto.

ITINERARIO TURISTICO

 

Si consiglia il percorso che dalla piazza principale scende giù fino al Pedale, attraversando il centro storico, lungo il quale si incontranoedifici settecenteschi ed ottocenteschi di notevole pregio artistico (Palazzo De Mundo, Palazzo Comite, Casa Caruso, Palazzo Pirelli).

All'estremità del Pedale uno stretto sentiero, ricavato lungo un costone di roccia incavato, conduce nelle secolari grotte di San Giovanni Calibyta, ricche di storia e di leggenda, dove un gruppo di monaci provenienti dalla Grecia, gli acemeti, dediti al culto del Santo, trovarono asilo durante la persecuzione iconoclasta.

Dal lato sud del paese si può facilmente raggiungere il sentiero rurale, che conduce sul "cozzu e 'ru pupatulu": una panoramica collinetta cosparsa di resti fossili, che predomina la valle del Trionto, da cui si distinguono chiaramente i monti della Piccola e Grande Sila e la distesa azzurra del mare Ionio.

RISORSE AMBIENTALI

Il territorio tipico della Macchia Mediterranea è suddiviso in due zone fitoclimatiche: il laurentum e il castanetum.

 

Il Laurentum fino a 300 metri di altitudine slm, è popolato da oleandro, plstacea lentiscuc e pistacea terebinto (pistacchio), olea europea (olivo) in specie diverse, prunus communis (pero selvatico), ginestra, mirtillo, erica ed eucaliptus.La caratteristica principale di questa zona è l'uliveto specializzato (C.da Serra, C.da S. Antonio, Zona Destri) e l'eucalipteto specializzato (valli), che non è una specie indigena perchè introdotta a seguito dell'opera di forestazione. Nelle zone argillose, spesso sotto gli alberi di ulivo, cresce spontanea la liquirizia, che gioca un ruolo primario nell'economia locale (dal suo apparato radicale viene estratto il prezioso succo, trasformato e lavorato dall'industria Amarelli di Rossano).

Il Castanetum: man mano che si sale oltre i 300 metri (zona Dema- Cariti) l'uliveto tende a scomparire cedendo il posto a boschi di castagno "castanea saava" di querce "quercus pubescens" al leccio "quercus ilex" e a qualche vigneto di nuovo insediamento; mentre le specie cespugliose sono caratterizzate principalmente da corbezzolo, pistacea ed erica arborea (scopa di bosco): una specie dalle radici molto dure utilizzate per la costruzione di pipe e di ciaramelle (tuttora ne esiste qualcuna, mentre ancora esistono le scope di erica utilizzate dai netturbini per la pulizia delle strade).

Fauna. Nelle zone vallive si trova il riccio, man mano che si sale compare la lepre, la volpe, il ghiro (in via di estinzione). Tra i volatili: colombo, merlo, passero, fringuello, pettirosso, falchetto, nibbio, barbagianni, corvo, cornacchia, civetta, gazza, allodola. Tra i migratori: tordo, rondine, pernice, quaglia.

GASTRONOMIA E ARTIGIANATO

Olive: la raccolta è praticata sia in forma tradizionale che attraverso l'installazione di tende. Alle olive si collega la produzione di olio genuino, l'attività dei frantoi (Frantoio Benincasa), la conservazione del prodotto in vari modi: in salamoia, sott'aceto, sott'olio, in ammollo, essiccato, ecc.

Maiale. L'uccisione del maiale racchiude una tradizione antichissima, conservata gelosamente, in gran parte delle famiglie calovetesi di origine contadina. È un rito, festoso per grandi e piccoli, che si svolge di buon mattino, nella stagione più fredda dell'anno, quella che permette di conservarne meglio le carni e di potersi concedere un concentrato di calorie. Si sceglie un luogo adatto (non necessariamente in campagna, basta uno spiazzo libero vicino casa), dove poter sistemare un pentolone di acqua bollente e uno "scanno" su cui stendere l'animale, si coinvolge un gruppo di amici e si dà il via al rito. Ogni parte dell'animale viene utilizzata per ricavarne prodotti tipici dal gusto e dal sapore antico ed intramontabile: salsicce, soppressate, capicollo, pancette arrotolate, cotenne e costolette in salamoia, gelatina, frittole, vesciche di sugna, che si utilizzano nei prodotti dolciari o semplicemente nella cucina di tutti i giorni.

Formaggi: gli allevamenti di bovini e caprini sono una caratteristica della società contadina calovetese. Esistono circa 50 aziende per un totale di circa 1.000 capi tenuti in stalla e al pascolo che in parte effettuano la transumanza. Ottimi formaggi si ricavano dalla lavorazione del latte (cacio, caciocavallo, ricotta, giuncata, mozzarella, burrino, latte cagliato), che coprono il fabbisogno delle famiglie e vengono distribuiti anche nei paesi vicini. Altro prodotto tipico e ricercatissimo è la sardellina conservata con sale e pepe in primavera e consumata nel corso dell'anno.

Ortaggi: quasi la totalità delle famiglie possiede un orticello da cui ricava frutta e ortaggi per il proprio fabbisogno. Apprezzatissime leconserve di alcuni prodotti della terra: melanzane, peperoni, zucchine, pomodori, cipolle sott'olio, sott'aceto, essiccati; apprezzata è anche la preparazione di alcuni piatti tipici, come le "luminciane a schipecia" ecc. Gustose e genuine le marmellate e le confetture, fatte con frutta di stagione, nei vari periodi dell'anno, e la frutta secca, conservata in vario modo.

Produzioni Artigianali

In molte case sono custoditi preziosi oggetti artigianali: mestoli, scodelle, brocche, "fiscole", sgabelli, sedie impagliate e le tipiche "chitarre battenti", segni inconfutabili di una laboriosa società contadina.

 

STORIA E ARTE

Il monastero di S.Giovanni prosperò sotto i Normanni ed il paese si estese passando da una dominazione all'altra. Sotto i Sangineri (1352), per far fronte alla crescente popolazione, fu costruita una nuova chiesa latina dedicata a S. Anna attuale Chiesa Madre che ha subito diversi restauri, l'ultimo nel 1992. Di stile Normanno, con tre rosoni sulla facciata, uno grande centrale e due laterali più piccoli, la pianta è a croce latina con tre navate e la volta a botre, su cui sono dipinte tre scene con pittura ad olio. Un grande quadro, affisso sul lato sinistro del presbiterio, rappresenta la "Morte gloriosa di S. Giovanni Calibyta", dipinto su tela da Aldo Moschetto nel 1995.

Nel patrimonio artistico della parrocchia di S. Anna figura una statua lignea di S. Giuseppe del 1700, un Crocifisso in argento lavorato del 1700 di scuola napoletana, un calice finemente decorato del 1634 appartenuto all'abate Rogani, come risulta dall'incisione sopra impressa (V. Caloveto - Profilo storico di A. Platarota), un crocifisso di legno di ciliegio del 1500. Da poco tempo è stato allestito unMuseo di arte sacra che custodisce oggetti del '600, '700 e '800: ostensori, calici, pissidi, croce ostile, lavabo, turiboli, ampolle, candelieri, corone. I pezzi in ottone, bronzo, argento, oro sono stati recentemente indorati e plastificati esternamente.

Di fronte alla Chiesa Madre si trova la Chiesa del Carmine, detta di "donna Aurora", perchè fatta costruire da una nobildonna (donna Aurora Mazziotti in Pirelli) agli inizi dell'800, come cappella annessa al palazzo del barone De Mundo, che domina la piazza del paese. Il restauro seguito a quello del 1992 ha ridato alla chiesetta il valore di due secoli di storia.

Anche la cappella dedicata a S.Antonio di Padova, fuori dall'abitato, meta di pellegrinaggio nel mese di Giugno, è stata restaurata ed abbellita di recente. Nelle vicinanze della cappella di S.Antonio da Padova esiste un rudere di chiesa a croce latina, la Chiesa di Santa Rita. Antichissima è l'origine della Chiesa dell'Annunziata con struttura a pianta latina; oggi è un'oratorio parrocchiale elegantemente ristrutturato, al centro del paese; un tempo invece era ubicata fuori dell'abitato, ed ospitava i monaci cenobiti.

Tra le monumentalità civili spiccano Palazzo de Mundo: costruzione dei primi del '900, a forma quadrata, che si erige nella parte principale.

Palazzo Comite: Suggestivo palazzo settecentesco nel cuore del centro storico. Incorpora un caratteristico cortile coperto di forma quadrangolare, intorno al quale si sviluppa la costruzione, ed una grotta scavata nella roccia.

Casa Caruso: di derivazione neoclassica costituisce un complesso architettonico di notevole interesse artistico della seconda metà dell'800. Costruita su una collina rocciosa, a strapiombo sulla sottostante valle, presenta evidenti segni di un'antica attività legata all'agricoltura, quale la lavorazione delle olive : frantoi, torchi, pietre da macina e attrezzature varie. Il frantoio è caratterizzato da una serie di archi a tutto sesto e da un loggiato, nonchè da un cornicione scanalato di evidente cultura neoclassica.

Palazzo Pirelli: antichissima costruzione del primo millennio, che, adibita originariamente a convento dai monaci sfuggiti alla persecuzione iconoclasta, ha subito diverse trasformazioni. Sorge anch'essa a strapiombo sulla roccia, nel cui ventre sono contenute le grotte di S.Giovanni.

Casale Comite: è un caratteristico casolare dell'inizio del secolo, che dista alcuni km. dal centro abitato in c.da Serra. Abitato da un nobile avvocato di Caloveto, L. Comite, pullulava di vita ed intorno ad esso gravitava gran parte dell'attività economica del paese.

Bifora in pietra medievale di casa Britti - Pirelli